Monthly Archives: febbraio 2013

Marcia per la Vita

Posted by P. Carlos Walker, IVE on febbraio 18, 2013
Italia, Marcia per la vita / Commenti disabilitati su Marcia per la Vita

Domenica 13 maggio: tutti a Roma per la marcia per la vita! “Perché”, ci si potrebbe chiedere? Per difendere la vita … “Ma come, chi è tanto insensato da voler attaccare quello che è il dono più grande che ci ha fatto il Buon Dio, dandoci l’essere?” … Qualcuno c’è …  e per questo domenica 15.000 persone si sono mosse e hanno sfilato per difendere questo bene tanto prezioso. Visionari? Malati di manie di persecuzione? Mossi solo da un’utopia? O forse si battono per qualcosa di vero e  importante? Evidentemente, qualcosa c’è! E non solo qualcosa …

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Domenica mattina ci svegliamo alle 5 per arrivare in tempo a Roma per partecipare alla marcia. Arriviamo a Roma: Via dei fori imperiali è chiusa al traffico: “una manifestazione podistica” mi dice un vigile. “Che strano – penso – due manifestazioni in contemporanea e nello stesso posto”; ma non importa, parcheggio il pullmino in zona San Pietro, per recuperarlo dopo la Messa, e prendo il pullman per il Colosseo. Subito un ragazzo mi chiede: “Lei è qui per la marcia?” Ha un chiaro accento del nord – Italia: è venuto con alti 100 da Trento per manifestare la difesa e la bellezza della vita. “L’anno scorso eravamo 700 – mi dice – ma quest’anno saremo certamente di più: tutta Italia si è mossa per difendere la vita”. E così ci avviciniamo al Colosseo, e una cosa mi colpisce: è un ritrovo tra amici; la musica è forte (giusto che lo sia!) ma discreta, non mi disturba le orecchie e neanche mi agita (come la musica in discoteca). Trovo molte famiglie, bambini, giovani e adulti; arrivo proprio quando Gianna Emanuela parla della madre, la Santa Gianna Beretta Molla: come poteva mancare lei, che è la prova vivente dell’eroicità cristiana di fronte al pericolo e alla sofferenza, di fronte alla codardia del mondo che sceglie la via più comoda per i propri interessi e piaceri?

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Mi aggiro per la folla, parlo con la gente: chi viene da Torino, chi dalla Campania, chi dalla Polonia … chi porta un marchio religioso, chi “semplicemente” un “NO all’aborto”; ma tutti portano un loquace sorriso sulle labbra: la felicità del cristiano. “Lei è orionino?” mi chiede una signora; “No, del Verbo Incarnato!”; “Che bello – mi risponde – siamo tutti qui a testimoniare la vita: quanto è importante portare questo messaggio al mondo sonnecchiante”. E inizia la marcia: qualcuno canta, altri inneggiano alla vita, altri sfilano silenziosamente. Mi ricongiungo al mio gruppo, e mi inserisco nei canti; qualcuno improvvisando su una musica forte (questa volta veramente forte) di una manifestazione che si sta svolgendo sul nostro percorso incomincia a cantare a ritmo “VITA!!”, e anche quello che sembrava un ostacolo si trasforma.
La marcia continua: nei volti si vede quel sano orgoglio di chi sta facendo il bene, si vede la felicità di chi combatte per un ideale giusto. Qualcuno cerca di mettere ostacoli (cartelli, false interviste provocatorie) ma tutti continuiamo felici e convinti di ciò che facciamo.
Alla fine si giunge a Castel Sant’Angelo: un ultimo discorso e poi a San Pietro per la Santa Messa, presieduta dal Card. Comastri; a concelebrare una quindicina di sacerdoti, e quasi tutti del’IVE; ed a cantare il nostro coro. Il Cardinale parla benissimo, riportando ciò che i cristiani dei primi secoli dicevano per combattere l’aborto, da subito ritenuto dalla Chiesa e dal sentire comune cristiano (e quindi autenticamente “umano”) “abominevole delitto”, come dice il Vaticano II.

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E dopo la Messa si torna a casa.
I commenti alla giornata sono stati molti: i giornali dicono molte cose, chi non c’è stato ne dice ancora di più … ma per noi che eravamo presenti è stata una giornata incredibile.
Finisco con le parole di un Padre del nostro Istituto, che lui, sì, era con noi a sfilare: “C’era un ambiente bellissimo, proprio di quando si ritrovano i figli di Dio, privo completamente di volgarità e di risentimento. “Solo sii molto forte e coraggioso” (Giosuè 1,7), “Io marcerò davanti a te …” (Is 45,2). Questo ho visto: la forza e il coraggio, sostenuti dalla fiducia nel Signore che marcia per primo in queste iniziative. La marcia è stata segnata da una vera gioia interna, quella che solo Dio può dare. Perciò, anche quando si combatte bisogna riconoscere con Chesterton che “la gioia è il segreto gigantesco del cristiano”. La marcia è stata segnata dalla grazia di Dio, quindi tra i suoi figli non poteva mancare la gioia”.

sem Damiano Grecu, IVE

Fonte: www.iveroma.org

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Solennità dell’Annunciazione del Signore

Posted by P. Carlos Walker, IVE on febbraio 18, 2013
Celebrazioni liturgiche, Italia / Commenti disabilitati su Solennità dell’Annunciazione del Signore

Il 26 marzo la nostra famiglia religiosa ha festeggiato la sua festa propria, l’Annunciazione del Signore. Nella stessa solennità – liturgicamente il 25 Marzo- ricorre anche l’anniversario di fondazione del nostro Istituto, arrivato quest’anno, per grazia di Dio, a 28 anni di vita.
Veramente difficile descrivere la gioia e l’allegria che regna in tutti noi in questa solennità, difficile anche tracciare i motivi del ringraziamento che dobbiamo a Dio per averci chiamati non solo alla vita, ma anche alla vocazione e alla vocazione in questo Istituto, il nostro Istituto; e veramente complesso indicare come in queste occasioni, in cui tutta la famiglia religiosa si riunisce, si viva un vero spirito di famiglia.
La giornata è iniziata, come sempre, il giorno prima: vespri e mattutino solenni nella Cattedrale di Montefiascone; il mattutino in particolare rappresenta un momento molto importante: di fronte al Santissimo, leggiamo le parole di San Leone Magno, che afferma: Assunse la condizione di schiavo, ma senza la contaminazione del peccato. Sublimò l’umanità, ma non sminuì la divinità. Il suo annientamento rese visibile l’invisibile e mortale il creatore e il Signore di tutte le cose. Ma il suo fu piuttosto un abbassarsi misericordioso verso la nostra miseria, che una perdita della sua potestà e del suo dominio. È il mistero e la grandezza dell’Incarnazione: un Dio che umilia se stesso perché noi siamo divinizzati.
Durante il mattutino inoltre il seminarista Roberto Forte, argentino di nascita e italiano di origine, ha fatto la professione dei voti religiosi per un anno, consacrandosi così povero, casto e ubbidiente a Cristo, e schiavo di Maria.
Il giorno seguente, dopo le lodi, ci siamo recati a Tuscania, dove, nella Chiesa di San Paolo, abbiamo celebrato la Santa Messa. Alle parole: e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo, tutti si sono inginocchiati, mentre il coro intonava a sei voci la melodia della Messa “In illo Tempore” di Monteverdi. La Santa Messa è stata presieduta e predicata dal Superiore Generale, P. Carlos Walker. Nell’omelia il padre ha mostrato, attraverso le parole di molti santi, la relazione tra l’Incarnazione e la Croce: Chiunque altro sia mai venuto al mondo – diceva Mons. Fulton Sheen – è venuto per vivere; Egli [Gesù] è venuto per morire; così lo mostra la Sacra Scrittura stessa: Il Figlio dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti (Mt 20, 27-28). Il fatto dell’Incarnazione non può essere scollegato dalla redenzione attraverso il sacrificio.

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Alla fine della Santa Messa, in cui tutti i religiosi con i voti perpetui hanno rinnovato la loro consacrazione totale a Dio, si è svolto un pranzo festivo nel refettorio del convento di Tuscania, a cui hanno partecipato, oltre ai religiosi e alle religiose, anche alcuni membri del Terzo Ordine e altri amici venuti per festeggiare la solennità che è l’evento più importante della storia.
Questa festa è la “nostra” festa, in cui ognuno di noi deve meditare come imitare Gesù Cristo, perché se Dio ci ha chiamati a far parte di questa Famiglia religiosa, è perché vuole che noi prendiamo dalla sua Incarnazione motivo di ispirazione per la nostra vita e il nostro apostolato, perché, come recita la formula di emissione dei nostri voti, la nostra vita sia memoria vivente del modo di esistere e agire di Gesù, il Verbo Incarnato, davanti a Dio e agli uomini. Cristo, sacerdote e vittima, compie azioni sacerdotali fin dalla sua Incarnazione, compiendo questo primo atto sacerdotale che non ha mai smentito, mai ritrattato e rimane per sempre nel suo cuore sacerdotale.

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È presente nella sua infanzia, nella sua vita occulta e pubblica, nella Cena e nel Calvario, nella sua risurrezione e ascensione (Cost. 72). Così troviamo in lui il più alto esempio da seguire perché anche noi diventiamo veri sacerdoti secondo il Cuore del Padre, veri adoratori della Sua Volontà, veri apostoli e missionari che abbiano le stessa disposizioni di Cristo: vogliamo vivere la nostra vocazione permanentemente, senza attenuazione né restrizione, senza riserve né condizioni, senza sotterfugi né dilazioni, senza ripieghi né lentezze.
Per la maggior gloria di Dio.

Fonte: www.iveroma.org

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