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Omelia nella festa di san Giovanni Paolo II

Posted by P. Carlos Walker, IVE on ottobre 23, 2015
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Omelia della Santa Messa di san Giovanni Paolo II, 22 ottobre 2015, nell altare della catedra della basilica di San Pietro

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Il giorno in cui Papa Francesco ha canonizzato Giovanni Paolo II, lo ha associato alla famiglia. “San Giovanni Paolo II – ha detto – è stato il Papa della famiglia. Infatti lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia”.[1]

Nel contesto della celebrazione del Sinodo della Famiglia vorrei parlare un po’ di alcune idee del nostro amato San Giovanni Paolo II con particolare riferimento appunto alla famiglia.

Nel suo libro Dono e Mistero, il Papa parlava della profonda influenza che la sua famiglia ha avuto su di lui fin dalla sua infanzia. Egli parlava della sua famiglia come “primo seminario”:

“La preparazione al sacerdozio, ricevuta in seminario, era stata in qualche modo preceduta da quella offertami con la vita e con l’esempio dei miei genitori in famiglia”.

E si soffermava maggiormente sul suo rapporto con il padre, che considerava il suo più influente educatore religioso, per il suo insegnamento ed esempio:[2]

“La mia riconoscenza va soprattutto a mio padre, rimasto precocemente vedovo. […] Dopo la sua morte [della sua mamma] e, in seguito, dopo la scomparsa del mio fratello maggiore, rimasi solo con mio padre, uomo profondamente religioso. Potevo quotidianamente osservare la sua vita, che era austera. […] quando restò vedovo, la sua divenne una vita di preghiera costante. Mi capitava di svegliarmi di notte e di trovare mio padre in ginocchio, così come in ginocchio lo vedevo sempre nella chiesa parrocchiale. Tra noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio fu per me in qualche modo il primo seminario, una sorta di seminario domestico” (Dono e mistero).

Questa testimonianza del giovane Karol Wojtyla è altamente suggestiva. Chi avrebbe mai detto a suo padre che suo figlio un giorno sarebbe stato niente di meno che San Giovanni Paolo II, il Papa Magno, un uomo di tale influenza trascendente per la Chiesa e per il mondo?

Il testo che segue, preso dall’esortazione Familiaris consortio, sembra esprimere ciò che il Papa stesso aveva sperimentato in prima persona nella sua infanzia e gioventù:

“In forza del mistero dell’educazione i genitori mediante la testimonianza della vita, sono i primi araldi del Vangelo presso i figli. Di più, pregando con i figli, dedicandosi con essi alla lettura della Parola di Dio ed inserendoli nell’intimo del Corpo – eucaristico ed ecclesiale – di Cristo mediante l’iniziazione cristiana, diventano pienamente genitori che generano cioè, non solo la vita carnale, ma anche quella vita che, mediante la rinnovazione dello Spirito, scaturisce dalla Croce e Risurrezione di Cristo” (FC 39).

San Tommaso d’Aquino, infatti, parla della famiglia come un “vero utero spirituale” (S. Th. II-II, q. 10, a. 12). È nel seno della famiglia che per disposizione divina si ricevono e si assorbono normalmente i valori cristiani.

È proprio qui dove si acquisiscono piano piano questi valori, come per osmosi, in modo da poter vedere soprattutto attraverso i buoni esempi, come racconta Giovanni Paolo II circa il proprio padre.

Il Papa ribadisce anche in Familiaris consortio che la famiglia cristiana non solo forma figli di Dio, bensì arriva addirittura a dire che è “il primo ed il miglior seminario”:

“La famiglia deve formare i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio. Infatti, la famiglia che è aperta ai valori trascendenti […]  ed è consapevole della sua quotidiana partecipazione al mistero della Croce gloriosa di Cristo, diventa il primo ed il miglior seminario della vocazione alla vita di consacrazione” (FC 53).

Queste parole hanno molto peso e sono di un grande interesse attuale. Infatti, in mezzo al crasso materialismo che ci tocca vivere nella società di oggi, dove Dio è molte volte negato e contrastato sistematicamente, le famiglie hanno un ruolo simile a una “serra”, in cui le piante sono protette dal freddo.

Seguendo il Concilio, Giovanni Paolo II chiama la famiglia “chiesa domestica”[3], ossia luogo dove si imparano le virtù e dove le influenze negative del mondo sono neutralizzate.

In questo utero spirituale, “Tutti i membri della famiglia, ognuno secondo il proprio dono, hanno la grazia e la responsabilità di costruire, giorno per giorno, la comunione delle persone”… dove avviene “uno scambio educativo tra genitori e figli, nel quale ciascuno dà e riceve. Mediante l’amore, il rispetto, e l’obbedienza verso i genitori” (FC n. 21).

Tali realtà, che ognuno di noi ha sperimentato nella propria famiglia, si verificano anche nella famiglia religiosa. Se si può parlare della famiglia come un utero spirituale, questa immagine potrebbe essere applicata in modo simile alla propria Congregazione, alla famiglia religiosa cui apparteniamo:

“In nome di Cristo desideriamo costruire una famiglia religiosa nella quale i membri siano disposti a vivere in modo radicale le esigenze dell’Incarnazione e della Croce, del Sermone della Montagna e dell’Ultima Cena. Dove è possibile vivere gli annientamenti di Nazareth e del Calvario, dove si entra nei segreti del Tabor e del Getsemani. Dove si sperimenta la paternità del Padre, la fraternità del Figlio e l’inabitazione dello Spirito Santo, amandoci in tal modo gli uni gli altri per essere figli dello stesso Padre, fratelli dello stesso Figlio e templi dello stesso Spirito Santo, in modo da formare un cuore solo e una anima sola (At 4,32)”. (Cost. n. 20).

La Congregazione, la nostra cara famiglia religiosa, non è forse nostra madre, che ci ha generato alla vita spirituale?

È proprio qui che Dio ci ha chiamati, convocandoci in modo particolare da tanti angoli della Terra, con una missione comune da compiere. È proprio qui che otteniamo i mezzi soprannaturali per il nostro sviluppo spirituale. La Congregazione, come vera madre, ci nutre con i mezzi di grazia e ci istruisce nella nostra vita spirituale. È la madre che ci forma. È proprio qui che abbiamo appreso il bimillenario Magistero della Chiesa, a San Tommaso e ai dottori e santi di tutti i tempi. E che ci ha insegnato ad amare in modo speciale le “tre cose bianche”: l’Eucaristia, la Vergine ed il Papa.

È in seno ad Essa che, attraverso un proprio stile di vita, secondo il nostro carisma, ci aiutiamo e ci infiammiamo a vicenda nella ricerca della santità (cfr Cost. N. 92).

È dai nostri fratelli e sorelle che costantemente riceviamo – come per osmosi – il buon esempio e l’incoraggiamento a praticare le virtù, per seguire la nostra vocazione e per realizzare la nostra missione.

Questa realtà crea legami incalcolabilmente profondi, dato che “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”, domanda il Signore, “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, è mio fratello, mia sorella e mia madre “(Mt 12,59). Cioè, ci rende “un cuore solo e una sola anima” (At 4,32).

È per questo, cioè, per ragioni teologiche, e non per cause accidentali o folcloristiche che nutriamo un amore così profondo per la nostra famiglia religiosa.

Penso in questo momento ai nostri sacerdoti e suore in Medio Oriente, che persino in mezzo ad una guerra così interminabilmente lunga e così sanguinosa, circondati da molti pericoli, chiedono solo di poter rimanere lì e continuare la loro missione in mezzo alla loro gente.

Penso ai nostri sacerdoti e suore che si dedicano alle opere di carità, prendendosi cura di Cristo nei poveri e nei malati. In particolare, le nostre suore che servono nei lebbrosari in circostanze estremamente difficili.

Penso ai nostri missionari e missionarie nelle giungle della Guyana Inglese, di Pàpua e dell’ Africa.

Penso a coloro che sono in missione nelle steppe della Russia, e tra i mussulmani in Asia centrale.

Penso a coloro che lavorano nei climi gelidi del nord, e sulle montagne dell’ altopiano del sud.

Non riesco a smettere di pensare a coloro che si preparano per il lavoro missionario nella grande nazione cinese.

Penso a coloro che servono Cristo tra i poveri e gli emarginati delle grandi città moderne.

Penso a coloro che cercano di predicare Cristo tra gli agnostici e la gente ostile del mondo cristofóbico.

Penso ai contemplativi e alle contemplative che, nascosti nel chiostro, si offrono ed offrono le loro preghiere per noi, facendo della loro vita un’oblazione continua.

Penso ai nostri seminaristi e alle nostre suore che, dai nostri centri di formazione, non sognano altro di andare in missione. Penso ai novizi e alle novizie, alle aspiranti e ai seminaristi minori.

Penso ai fratelli, che con dedizione servono gli altri nell’umile nascondimento.

Penso ai religiosi malati, che ci attirano la grazia di Dio. Penso ai disabili e agli orfani delle nostre case di carità.

Penso a tutti i nostri cari defunti, che intercedeno per noi e ci aspettano in Patria …

In fine, penso alle nostre famiglie. È stato giustamente detto che la forza della nostra famiglia religiosa si trova in gran parte nelle famiglie dei nostri religiosi, per la loro fedeltà a Dio, per la loro testimonianza di preghiera e di impegno nei confronti della Chiesa e dei nostri Istituti.

Questa è nostra madre, la nostra amata famiglia, alla quale apparteniamo e nella quale vogliamo morire, perché ci ha dato la vita e ci conduce alla Patria celeste!

È la madre che amiamo, perché oltretutto la Scrittura ci avverte: “chi insulta la madre è maledetto dal Signore” (Sir 3,16).

Oggi facciamo nostra la preghiera dei Martiri di Barbastro:

Io griderò a squarciagola, e nelle nostre grida entusiastiche indovina tu, cara Congregazione, l’amore che abbiamo per te, perché ti portiamo nei nostri ricordi fino a queste regioni di dolore senza Cristo […]

Cara Congregazione! I tuoi figli, missionari in tutto il mondo, ti salutano dall’esilio e ti offrono la loro dolorosa angoscia in olocausto espiatorio per le nostre carenze e a testimonianza del nostro amore fedele, generoso ed eterno.

Viva la Congregazione! E quando ci toccherà partire da questa vita, diremo: Addio, caro Istituto. Stiamo andando verso il cielo a pregare per te. Adios! Adios!

Il Papa della famiglia, San Giovanni Paolo II, è il Padre della nostra famiglia religiosa. Preghiamolo oggi specialmente per la nostra famiglia religiosa. Preghiamo per tutti coloro che ci hanno fatto del bene o meno bene. Preghiamolo per tutte le nostre famiglie.

“Che la Vergine Maria, così come è Madre della Chiesa, così sia anche la Madre della ‘Chiesa domestica’” (FC 85)

[1] Papa Francesco: omelia di canonizzazione di Giovanni Paolo II 27-IV-14.

[2] cf. George Weigel, Witness to Hope, 1999, pp. 31-32.

[3] 3 Cf. Familiaris Consortio n. 21; Lumen Gentium n. 11.

Ringraziamento a S.E.R. Cardinale Angelo Sodano

Posted by P. Carlos Walker, IVE on giugno 09, 2014
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8 maggio 2014, Solennità Nostra Signora di Luján

La ringraziamo moltissimo di essere venuto qui a celebrare con noi questa Santa Messa in onore della Madonna Santissima di Lujan, proclamata dalla Santa Sede Patrona dei nostri Istituti. Si tratta di un’occasione molto cara a tutti noi. Infatti, è precisamente a Lei che il Padre Buela, a quel tempo ancora seminarista, aveva l’abitudine di chiederLe la Grazia di poter guidare molte vocazioni nella sua vita sacerdotale. Oggi tutto questo è una realtà e noi, suoi figli e figlie, non vogliamo lasciar passare questa festa senza manifestare la nostra riconoscenza e gratitudine. Inoltre, quest’anno questa festa coincide con la recente canonizzazione di Giovanni Paolo II, “Padre” della nostra famiglia religiosa, ed anche con la celebrazione dei 10 anni dell’Approvazione Ecclesiastica dei nostri Istituti.

Le nostre Costituzioni (nn. 119-121) indicano che il sacerdote, soprattutto deve essere un padre, perchè nel momento in cui è stato ordinato gli viene affidata la bellissima missione di generare figli; e dicono anche, che questa paternità spirituale la deve realizzare per mezzo della croce, della preghiera, dello zelo apostolico e della predicazione. Il Papa San Giovanni Paolo II è stato, e continua ad essere per la nostra piccola Famiglia Religiosa un vero padre per tutti ed ognuno di questi motivi.

In effetti, il Papa Magno ci ha generato attraverso la predicazione. Il nostro fondatore si è ispirato al suo magistero per plasmare il nostro fine specifico ed il nostro carisma. Il nostro diritto proprio contiene oltre mille citazioni del suo amplio Magistero, questo indica che è l’autore più citato dopo il Concilio Vaticano II, di modo tale che i nostri religiosi nutrono le loro anime con i suoi insegnamenti, sia per la loro vita personale, sia per le opere apostoliche dei nostri Istituti. Veramente non c’è dubbio che San Giovanni Paolo II è nostro padre, perchè è Lui che ci ha generato con la sua dottrina.

Ci ha generato con la sua preghiera che costantemente ha elevato al cielo, durante i giorni del suo pellegrinare in questo mondo, dandoci un meraviglioso esempio. Inoltre confidiamo che sta intercedendo in cielo con le sue preghiere a nostro favore, ora come non mai.

Ci ha generato infine per il suo prodigioso e infaticabile zelo apostolico, e nel nostro caso è stato molte volte legato al mistero della croce, secondo gli eterni e misteriosi disegni della Divina Provvidenza.

Eminenza, Lei sa forse come nessun altro, della cura paternale e delle preoccupazioni che Sua Santità San Giovanni Paolo II ha avuto per il nostro piccolo gruppo. Per noi sarà sempre motivo di onore che un Papa Santo abbia preso a cuore in maniera così particolare la nostra piccola Famiglia Religiosa fin dagli inizi, rimanendo perciò sempre unito a noi in modo speciale. In questo la paternità del beneamato Papa, veramente è stata manifestata come una partecipazione alla paternità di Dio e in questo modo per noi si è convertita come un’immagine visibile di Dio Padre.

Eminenza Reverendissima, il ricordare ed il ringraziare i gesti e le opere di Sua Santità San Giovanni Paolo II, ci porta naturalmente ad esprimere il nostro più vivo ringraziamento anche a Lei che è stato strettamente legato alla nostra approvazione per richiesta esplicita dello stesso Papa. Ringraziamo Dio che ci da oggi l’opportunità di esprimere pubblicamente la nostra riconoscenza nei suoi confronti. Mille grazie di tutto, Eminenza! La nostra famiglia religiosa sempre ricorderà quanto Lei ha fatto per noi. Sempre preghiamo in un modo speciale per coloro che la Divina Provvidenza ha inviato ad aiutarci nel nostro cammino. Moltissime grazie di cuore!

Ringraziamo pure di cuore Sua Eccellenza Mons. Fumagalli, per accompagnarci in questa festa per noi così importante. E’ una grande gioia averla con noi in questo giorno dedicato alla Nostra Santa Patrona. Grazie Eccellenza.

Anche un pensiero di ringraziamento va rivolto a Mons. Erba che ha approvato gli istituti. Lui voleva venire e non è potuto giungerci, però senz’altro è qui presente in mezzo a noi tramite la preghiera.

P. Carlos Walker, IVE

Superiore Generale

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Una stella sul cammino

Posted by P. Carlos Walker, IVE on giugno 09, 2014
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Omelia del Card. Angelo Sodano,

Decano del Collegio Cardinalizio,

nella S. Messa celebrata per l’Istituto del Verbo Incarnato

nella festa di Nostra Signora di Luján

(giovedì, 8 maggio 2014, Montefiascone, Viterbo)

 

*  *  *

 

Fratelli e Sorelle nel Signore, le mie prime parole vogliono portare un cordiale saluto a tutti voi riuniti in questa bella Cattedrale di Montefiascone nella festa di Nostra Signora di Luján. In primo luogo, desidero salutare il Pastore di questa cara comunità il Vescovo Lino Fumagalli, insieme ai sacerdoti suoi Collaboratori.

Un saluto fraterno giunga poi a tutti voi, cari Religiosi dell’Istituto del Verbo Incarnato che oggi festeggiate la Patrona del vostro benemerito Istituto e volete poi affidarvi alla materna protezione di Maria nel decimo anniversario dell’erezione canonica della vostra Famiglia religiosa, avvenuta proprio un giorno come oggi, l’8 maggio del 2004.

In realtà, Maria Santissima è sempre stata la stella che ha guidato il cammino del vostro Istituto nel corso di questi anni ed era, quindi, giusto che in questa festa caratteristica della Nazione argentina tutti insieme ringraziassimo il Signore per i doni che vi ha concesso per l’intercessione di sua Madre Santissima.

In Italia oggi si festeggia pure Maria con il titolo caratteristico di Nostra Signora di Pompei o Nostra Signora delle Vittorie.

Cambiano i titoli con cui noi vogliamo onorare Colei che il Signore ci ha lasciato come Madre, ma la realtà è sempre la stessa. E’ la realtà di Maria presente nella vita della Chiesa e, quindi, nella vita di ogni cristiano, che la venera come Madre.

 

1) La Madonna di Luján

Per voi, cari Religiosi dell’Istituto del Verbo Incarnato, è molto caro il titolo di Nostra Signora di Luján. E’ un titolo che vi ricorda la presenza misteriosa di Maria nella storia della vostra Nazione. Ogni Santuario mariano è legato a qualche fatto straordinario, un’apparizione di Maria o un suo intervento miracoloso. A Roma, a S. Maria Maggiore, ricordiamo il caso eccezionale della neve di agosto, che segnalava il luogo ove la Madre di Gesù voleva essere onorata. A Loreto ricordiamo l’arrivo straordinario della Santa Casa di Nazareth. A Lourdes, a Fatima, a Guadalupe ricordiamo le diverse apparizioni di Maria. Nel caso di Luján ricordiamo il fatto straordinario dei buoi che trainavano il carro con l’immagine di Maria che proveniva dal Brasile e che poi a Luján si fermarono senza voler proseguire, indicando così a quei fedeli la scelta di Maria. Là la Madre di Dio voleva essere venerata.

Là sorse poi il più grande Santuario in onore di Maria, centro di pietà mariana per tutta l’Argentina. Fra le centinaia di chiese e di cappelle dedicate alla Madre di Gesù, il Santuario di Luján divenne così un vero centro di pietà mariana di tutta la Nazione. Noi oggi dall’Italia vogliamo unirci ai nostri fratelli e sorelle dell’Argentina per cantare con loro le glorie di Maria ed affidarci alla sua materna protezione.

Ultimamente alcuni teologi si sono chiesti il motivo per cui in questi ultimi secoli sia aumentato grandemente il numero di apparizioni e di manifestazioni di Maria. La risposta è sembrata questa: perché è aumentata l’indifferenza religiosa, perché gli uomini sono tentati di dimenticare il senso cristiano della vita e Maria, in quanto Madre, ha avuto da Dio proprio questa missione, di richiamare i suoi figli a ritornare al Signore. Più aumenta il male nel mondo e più la Madre vuole intervenire per la salvezza dei figli.

In questo senso due teologi il P. Perrella ed il P. Roggio hanno scritto recentemente un bel libro: “Apparizioni e Mariofanie” con l’Editrice S. Paolo (Milano 2012). Quando aumenta il male nel mondo – concludono questi teologi – aumenta la presenza amorosa di Maria per richiamare i suoi figli sul cammino del bene.

 

 

 

2) Il messaggio della festa

Fratelli e Sorelle nel Signore, anche le letture di questa S. Messa ci vogliono aiutare a comprendere bene il mistero della presenza di Maria nella vita della Chiesa.

Nella prima lettura abbiamo ascoltato il Profeta Isaia che già più di 700 anni avanti Cristo parlava della speranza radiosa dell’avvento del Salvatore, per salvare il popolo di Israele. In tale ottica la Chiesa nel corso dei secoli ha sempre associato al Redentore la sua Madre Santissima, invocandola nella nota preghiera del “Salve Regina” come “speranza nostra”!

Nella seconda lettura l’Apostolo Paolo ci ha poi invitato a ringraziare il Padre che sta nei cieli per tutti i doni che ci ha dato e fra tali doni la Chiesa ha sempre collocato in posizione particolare il dono di Maria, come Madre spirituale dei cristiani e potente mediatrice di grazia.

Infine, nel Vangelo l’Apostolo S. Giovanni ci ha ricordato il testamento di Gesù in Croce, allorquando Egli ci affidò a Maria, dicendole “Donna, ecco il tuo figlio”. E quel figlio non era solo l’Apostolo Giovanni, ma era ognuno di noi che veniva affidato a sua Madre. Da allora ogni cristiano a Lei si è sempre affidato con profondo spirito di fede. Sia così in modo particolare per tutti voi, cari Religiosi dell’Istituto del Verbo Incarnato, che avete sempre unito l’amore a Maria all’amore di Gesù.

 

3) L’ora del ringraziamento

Cari Religiosi dell’I.V.E., in questa bella festa mariana voi volete anche ringraziare il Signore, per mezzo di Maria, sua Madre, per l’assistenza divina sulla vostra Famiglia Religiosa, ricordando il 30° di fondazione dell’Istituto ed il decennio della sua erezione canonica.

Con voi oggi elevano al Signore il canto del “Te Deum” molti vostri amici, che oggi sono accorsi a questa Cattedrale. Unito a voi c’è il Vescovo di questa cara diocesi di Viterbo – Montefiascone, che con amore qui vi ha accolto. Accanto a voi vi sono molti sacerdoti e fedeli, religiosi e religiose, che qui lavorano nella vigna del Signore. Ad essi ho voluto unirmi anch’io, che fin dai primi anni della fondazione del vostro Istituto ho sempre seguito da vicino il vostro cammino, per incarico del grande Pontefice Giovanni Paolo II, ora vostro Protettore in Paradiso.

 

4) Conclusione

Fratelli e Sorelle nel Signore, celebriamo quindi con gioia profonda questa bella festività di Nostra Signora di Luján! Nelle nostre preghiere ricorderemo in particolare il Papa Francesco, grande devoto di Maria che tante volte ha peregrinato ai piedi della Madre di Dio nel Santuario di Luján. Ricorderemo tutti i Religiosi dell’I.V.E. che nel mondo lavorano per la diffusione del Regno di Dio. A Maria Santissima affideremo pure tutte le benemerite Religiose “Serve del Signore e della Vergine di Matarà” che lavorano in numerosi campi di apostolato.

Partiremo poi di qui con un impegno rinnovato di continuare a servire fedelmente il Signore ed a lavorare per la diffusione del suo Regno! Amen!

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L’IVE e le missioni “di frontiera”

Posted by P. Carlos Walker, IVE on febbraio 05, 2014
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30 Gennaio 2014

Carissimi Provinciali,

sabato 25 di gennaio, il Padre Federico Highton mi ha mandato una breve cronaca riguardo alla sua conversazione con il Santo Padre, che è avvenuta subito dopo aver concelebrato con Lui la Santa Messa nella Casa di Santa Marta lunedì scorso.

Durante il susseguirsi degli ultimi mesi, diversi nostri missionari hanno avuto l’opportunità di concelebrare la Santa Messa con il Santo Padre o di salutarLo. Molti di voi probabilmente avrete appreso da alcuni di questi incontri, le parole di elogio e di incoraggiamento dette dal Papa, specialmente per quelle missioni nostre che Lui chiama “di frontiera”, nella Chiesa.

Parlando delle nostre missioni “nelle frontiere”, volevo chiedervi preghiere specialmente per i nostri missionari. Mi riferisco a tutti loro, però in questo momento specialmente ai padri che sono in Siria, nella striscia di Gaza, a Bagdad ed in Egitto. Anche, vi chiedo che preghiate per i nostri sacerdoti in Ucraina, dove come sapete, in questi giorni si vive una situazione molto tesa e delicata che potrebbe sfociare in una guerra civile!

Inoltre a chiedervi preghiere, approfitto per raccontarvi che pochi giorni fa, sono riuscito a comunicare con i padri che sono in  missione in questi posti difficili, che attualmente sono in guerra. Per esempio, fino ad ora mi è stato praticamente impossibile comunicarmi con i padri in Siria, però adesso, per grazia di Dio, ho potuto farlo attraverso altri mezzi. Quando loro hanno la corrente ci si può parlare, ma bisogna provare fino ad incontrarli (gli si può mandare un messaggino, così loro al vederlo rispondono). È molto edificante ascoltare alcuni dettagli della vita quotidiana dei padri in Siria: Adorazione con la gente, preghiera del Rosario ed in fine la Santa Messa. Tutto questo lo realizzano con la luce di una piccola lampadina con un filo prestatogli dai vicini. A pesare del freddo, della mancanza di luce e della difficoltà di fare molte attività, si organizzano diversi apostolati, come ben sappiamo leggendo le loro cronache.

Naturalmente, cercano di non uscire molto per la strada, a meno che non sia indispensabile. Mi diceva il P. Rodrigo Miranda che in questi giorni hanno avuto dei bombardamenti nel loro stesso quartiere.

Simile a loro è la situazione che stanno vivendo i nostri missionari a Gaza, dove è palese che la situazione è molto difficile.

Lo stesso sta succedendo a Bagdad, dove ultimamente la violenza ha avuto un increscioso aumento.

I nostri sacerdoti stanno dando una testimonianza di Cristo in questi posti che sono estremamente difficili. Vi invito a scrivere loro degli  email o attraverso altri mezzi di comunicazione. Non c’è bisogno di dire che, per loro, poter comunicare con qualcuno di noi è molto importante.

Mi congedo con un grande abbraccio in Cristo e Maria Santissima, augurandovi ogni bene nel giorno della Festa del Religioso che si celebrerà prossimamente.

P. Carlos Walker, IVE

Superiore Generale

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Beati martiri del Pueyo

Posted by P. Carlos Walker, IVE on novembre 04, 2013
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Decreto di nomina dei nuovi Beati martiri del Pueyo come Patroni del ramo monastico dell’IVE.

Scaricare il documento: QUI

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Messaggio in occasione della Festa di San Francesco d’Assisi

Posted by P. Carlos Walker, IVE on ottobre 07, 2013
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Lettera di p. Carlos Walker ai superiori provinciali dell’IVE

Posted by P. Carlos Walker, IVE on settembre 19, 2013
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Lettera di p. Carlos Walker ai Superiori Provinciali dell’Istituto del Verbo Incarnato, in occasione della VII Conferenza Generale dell’IVE finalizzata pochi giorni fa a Montefiascone (Italia).

Scarica il pdf (in lingua spagnola) QUI

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Giornata di preghiera per la pace in Siria ed Egitto

Posted by P. Carlos Walker, IVE on agosto 26, 2013
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Auguri per la festa della Trasfigurazione di Nostro Signore

Posted by P. Carlos Walker, IVE on agosto 06, 2013
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Padre Silvio Moreno, IVE incontra il Papa Francesco

Posted by P. Carlos Walker, IVE on luglio 19, 2013
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